Brano: [...]a crociana.
Vi sono, nello storicismo religioso italiano moderno, alcuni punti essenziali, quasi un nucleo centrale, che sembra qui opportuno sottolineare e sviluppare. Anzitutto la scienza delle religioni storicisticamente ispirata vuole essere libera, autonoma, svincolata da preoccupazioni extrascientifiche quali che siano: siano esse preoccupazioni di natura teologica, confessionale, mistica, o semplicemente emozionale, partecipazionista. La storia religiosa come è intesa da noi storicisti considera i fatti religiosi in base al criterio della ragion logica, entro una visione globale di ciascuna civiltà presa in esame.
Non é una novità per la scienza che fatti e fenomeni pertinenti al dominio extralogico, emozionale, estetico ecc., siano stu diati, anzi possano essere studiati soltanto entro rapporti d'ordine logico e per null'affatto emozionale. Così é della poesia, della musica, della letteratura, e di qualsiasi prodotto dell'umana cultura. I detti prodotti culturali non esauriscono certo il loro significato e la loro funzione entro il dominio [...]
[...]no di tali fenomeni può intendersi appieno fuori di una visione storica, cioè a dire entro un quadro razionale di rapporti e d'idee. Diremo piú: non è umanamente dato di studiare, comprendere e giustificare un'opera di poesia, di musica, di letteratura se non mediante ed entro la storia: che sarà volta a volta storia poetica, storia della musica, della letteratura. Cosi non si può intendere una manifestazione religiosa quale che sia, fuori della storia religiosa.
I fatti religiosi per lo storicismo si risolvono in altrettanti rapporti dinamici fra i vari momenti esistenziali: fra il momento del sacro e del profano, fra il momento religioso e il momento sociale, economico, biologico, ambientale, politico, culturale in genere. Non si può comprendere una religione nella sua genesi e nel suo sviluppo, fuori dai suoi stretti legami con l'ambiente culturale, sociale, economico, perfino ecologico, che ad esso fa da sfondo e da sostrato, che ne offre i moventi e gli stimoli. Non può intendersi un particolare atteggiamento religioso, né una data manifestazio[...]
[...]ito, sono altamente condizionati dalla struttura sociale, dalle condizioni generali della cultura, dall'insieme delle condizioni economiche e perfino politiche.
A dimostrare lo stretto legame tra vita religiosa e vita profana — particolarmente nel suo aspetto sociale, politico, culturale — varrà un esempio significativo, che noi desumiamo dalla vita religiosa delle civiltà cosiddette « primitive ».
Uno dei più importanti e nuovi capitoli della storia religiosa moderna é quello che riguarda i movimenti religiosi di libertà e di salvezza, i quali hanno punteggiato e punteggiano ancor oggi la lotta d'indipendenza dei popoli coloniali contro le nazioni egemoniche dell'occidente. Questi movimenti ispirano veri e propri moti insurrezionali. Altri movimenti di libertà e di salvezza sono rivolti invece — sempre nel campo dei popoli oppressi — all'attuazione di un rinnovamento culturale e religioso, alla realizzazione — come suol dirsi — di un « aggiustamento » delle civiltà indigene nei confronti della cultura europea. In ognuno dei detti casi vengono a cr[...]
[...]eligioni sullo scorcio del sec. scorso, F. Max Müller (18231900) (2), Ed. Burnett Tylor (18321917) (3), pur diversi d'origine — tedesco il primo, inglese il secondo —, diversi di formazione — filologica il primo, antropologica l'altro — diversi infine di cultura — il primo proveniente dall'idealismo romantico, il secondo dall'evoluzionismo positivista —, tuttavia convergono in un indirizzo comune: il comparativismo, che nel corso ulteriore della storia religiosa doveva rendersi sempre piú consapevole e fecondo. Il comparativismo del Müller si fonda su base linguistica; investe civiltà religiose « antiche », fondate su documenti scritti: insomma, le civiltà di lingua indoeuropea.
Il comparativismo del Tylor ha basi assai differenti, e investe civiltà le piú eterogenee. Infatti il Tylor, accanto e prima delle civiltà religiose progredite — politeistiche antiche, monoteistiche antiche e moderne —, pone attenzione alle civiltà che noi convenzionalmente, benché attuali e moderne, usiamo chiamare primi
(2) F. M. MÜLLER, Essays on the science of religion [...]
[...]osophy, religion, art and custom, London 1871.
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tive: cioè civiltà arretrate, prive di tradizione scritta. Con questo genere di comparativismo il Tylor in effetti veniva a sancire la unione, che poi doveva dimostrarsi oltremodo feconda, fra etnologia religiosa e storia delle religioni. Egli fondava insomma l'etnologia religiosa scientifica.
Dunque il comparativismo, l'unione di etnologia e storia religiosa sono cardini fondamentali di una Storia delle Religioni scientifica e moderna.
Oggi il comparativismo ha certo superato la fase dei primi, incerti passi che mosse per opera dei De Brosses (4), dei Lafiteau (5), del Tylor, Frazer (6), Müller e tanti altri iniziatori. Oggi il comparativismo si è rinnovato e scaltrito al soffio del pensiero storico moderno. È nato, insomma, il comparativismo storicodialettico. Storico, perché associa e confronta fenomeni religiosi in base al loro processo di sviluppo, non in base ad apparenti o illusorie somiglianze formali. Dialettico, perché si fonda sul dupl[...]
[...]o progredito, viste nei loro singoli concreti sviluppi: dall'altro avremo il confronto fra gruppi apparentati di profetismi primitivi, poi ancora fra uno ed altro movimento di un medesimo gruppo presi singolarmente. In tal modo si costruirà un quadro articolato e dinamico, insomma dialetticostorico di tutti i movimenti profetici nelle religioni dei popoli (6 bis).
Quanto all'altra delle due esigenze sopra accennate, cioè l'unione di etnologia e storia religiosa, questo ancora è uno dei punti salienti nella moderna scienza religiosa storicisticamente impegnata. V'è continuità fra le cosiddette civiltà primitive e progredite o moderne. L'antica discriminazione di « popoli di natura » (Naturvölker) e di popoli colti (Kulturvölker), di civiltà senza storia e con storia, è di gran lunga superata. Non v'è civiltà che non appartenga di diritto alla storia e che non sia a sua volta protagonista e autrice di storia, sia pure di storia non scritta. Il risveglio attuale dei popoli coloniali è una prova convincente della dinamicità insita nelle culture a livell[...]
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na per la sua parte a fornire utili servigi ad una scienza globale delle religioni, nella quale i fenomeni religiosi, la loro classificazione, lo studio dei loro riflessi sociali debbono accompagnarsi con lo studio dei vari rapporti fra religione e tutti gli altri vari elementi della civiltà, in un quadro comparativo e dinamico.
Dunque in una visione semovente e unitaria delle religioni quale solo la storia religiosa può offrirci, il passato e il presente reciprocamente s'illuminano, e del presente emergono gli elementi via via più nuovi e creativi. Nel contempo, il confronto con le civiltà religiose diverse dalla nostra ci aiuta a comprendere la nostra stessa nelle sue peculiarità, e anche a fissare alcuni limiti precisi della civiltà occidentale in genere.
Certo il momenta fenomenologico della religione interessa vivamente anche la storia delle religioni dinamisticamente intesa. Se vogliamo dare un senso alla vita religiosa, considerata in se stessa, essa anzitutto — come già si diceva esprime comunqu[...]
[...]iosa, considerata in se stessa, essa anzitutto — come già si diceva esprime comunque un bisogno vitale di salvezza e di preservazione dalla morte: bisogno tanto più pressante nei momenti critici dell'esistenza individuale — nascita, malattia, calamità, morte ecc. — e nelle esperienze di rischiosità collettiva. Ma è un errore fermarsi a guardare la vita religiosa in sé stessa, come s'indulge per lo più a fare fra gli scienziati specialisti della storia religiosa tradizionale. La vita religiosa nelle sue concrete manifestazioni rappresenta precisamente il riscatto, su piano metastorico, di quel bisogno vitale che in essa trova nel contempo espressione. Pertanto il momento religioso vuole essere inteso come momento di provvisoria evasione dal mondo, determinato da un'esperienza di crisi e in funzione della liberazione individuale e collettiva verso l'operare profano economicamente, politicamente, esteticamente, moralmente impegnato. Quanta alla «crisi» in se stessa, è evidente quanto lo stesso suo concetto sia a sua volta legato al determinismo della s[...]
[...]dizionale. Essi avviano l'intera cultura ad un processo di trasformazione volto energicamente al futuro. Non per nulla si tratta di movimenti salvifici, laddove la tradizione all'opposto offre altrettanti sistemi, anch'essi protettivi e salvifici, ma tendenzialmente statici e conservatori. La differenza fra movimento e sistema religioso é tutt'altro che classificatoria ed astratta. Ci sembra anzi che sia fondamentale per intendere qualcosa della storia religiosa dei popoli in generale. Si tratta di una distinzione di natura ovviamente dialettica. Infatti non v'è sistema religioso, nel quale in qualsiasi sua fase non si annidino germi di trasformazione e sviluppo capaci all'occasione di maturare: né per converso si dànno movimenti religiosi avulsi dalla tradizione. Ché anzi, ogni movimento religioso tende a selezionare tratti precisi della tradizione, rifacendosi sistematicamente ad alcuni motivi fra i più arcaici di essa. Comunque, se per sistema religioso s'intende — com'è giusto intendere — il momento tendenzialmente statico e conservatore della st[...]
[...] fase non si annidino germi di trasformazione e sviluppo capaci all'occasione di maturare: né per converso si dànno movimenti religiosi avulsi dalla tradizione. Ché anzi, ogni movimento religioso tende a selezionare tratti precisi della tradizione, rifacendosi sistematicamente ad alcuni motivi fra i più arcaici di essa. Comunque, se per sistema religioso s'intende — com'è giusto intendere — il momento tendenzialmente statico e conservatore della storia religiosa d'ogni civiltà, i movimenti religiosi rappre
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sentano per converso il momento tendenzialmente rinnovatore e dinamico.
Dallo studio dei movimenti di libertà e di salvezza dei popoli « primitivi » — e non solamente « primitivi » — si apre una luce notevole sui fattori che determinano l'esaurimento di un sistema religioso; sulle condizioni che ne impongono il rinnovamento: insomma sugli elementi di genesi e sviluppo dei movimenti salvifici: che sono per lo più movimenti profetici. Due esempi basteranno a spiegarci.
In Argentina, verso il [...]